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Il moro

Passeggiando nelle nostre campagne non è raro scorgere nei pressi di antiche strade o lungo i fossi, alberi dal tronco massiccio con la corteccia fessurata, da cui si innalzano lunghi e snelli rami in inverno  completamenti nudi e da aprile a ottobre rivestiti di un bel verde brillante.

Sono i gelsi, o meglio i mori, (Morus alba o Morus nigra) ultimi testimoni di un tempo in cui nelle nostre campagne si allevavano i bachi da seta. Anche nel Pian di Ripoli, nell’area che diverrà parco, sul bordo di un fosso, nascosto da una fitta vegetazione, resiste un magnifico esemplare di moro.

Osservando il tronco massiccio e non troppo alto, possiamo ancora riconoscervi la forma dell’antico sistema di potatura a capitozza. Questa consisteva nel cimare il tronco in modo da limitarne la crescita e favorire lo sviluppo di rami lunghi e ricchi del prezioso fogliame, indispensabile nutrimento dei bachi da seta.

Tramontata, a metà Novecento, la bachicoltura, che in Toscana veniva praticata dal XVII secolo, rimanevano i gelsi che i contadini continuarono a capitozzare. In piena estate, quando ogni erba è secca, le loro verdi foglie erano fresco cibo per i conigli e i buoi della stalla.


Moro del Parco di Ripoli

Dettaglio del tronco


Commenti

  1. Grazie di queste informazioni, per esempio quella che riguarda la potatura a capitozza che serviva per far nascere tanti rami con fogliame, giusto per i bachi da seta. Oggi, è una pratica seguita per il verde pubblico soprattutto. Questa pratica non fa altro che indebolire gli alberi che sono stimolati allo sviluppo di tanti rami e rametti che, per la loro quantità eccessiva, qualcuno è destinato a seccare.

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  2. Dovrebbe essere divulgato il Decreto Ministeriale del 2020 proprio sulle potature del nostro patrimonio arboreo, come segue:
    Mara Loreti, quale appartenente al Gruppo di Lavoro Alberi Monumentali della SBI (Società Botanica Italiana), comunica, tramite pagina FB, consapevole della correttezza dell'intervento, quanto segue:
    • Il Verde urbano deve essere affidato per decreto a personale con competenze tecniche e professionali in campo naturalistico, paesaggistico, botanico;
    • DECRETO DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE del 10 marzo 2020 “ Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.90 del 4 aprile 2020;
    • Questo decreto, per la prima volta, vieta la capitozzatura, cimatura e potatura drastica degli alberi quale pratica deleteria e pericolosa soprattutto per la sicurezza pubblica e perchè rovina irrimediabilmente il patrimonio arboreo;
    • Vieta il taglio, l’asportazione dei rami principali, lasciando rami monchi, privandolo dei rami fogliari, distruggendo la morfologia propria di ogni specie botanica. Vieta l'asportare della chioma dell’albero: le foglie non sono un organo inutile per la pianta!!!!
    • Va, comunque e sempre, ricordato che sono organismi viventi, ad ogni taglio subiscono un lungo e profondo stress. Questa pratica che elimina quasi tutta la chioma, compromette la ripresa vegetativa dell’albero indebolendolo ed esponendolo all’attacco di malattie fungine;
    • La potatura degli alberi ornamentali viene eseguita per assicurare agli Alberi una struttura armonica ed esteticamente piacevole, rispettando la morfologia della chioma che è propria di ogni specie vegetale, per rendere le piante sicure e per mantenerle in buone condizioni fitosanitarie. Nel caso dell’albero ornamentale la potatura non è una pratica necessaria periodicamente, non è una "tradizione" ma solo nelle situazioni di reale necessità quali il recupero di un danno o una situazione di instabilità;
    • La ditta appaltante pubblica o privata deve fare una Relazione tecnica, con istruzioni opertative contenente i criteri di valutazione per la potatura del verde accompagnata dal piano di manutenzione, nella cui documentazione emerge che gli interventi di potatura sono svolti solo se strettamente necessari e come indicato dal criterio.
    • L’operatore pubblico deve essere in possesso della qualifica di “manutentore del verde”

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    1. Grazie Ilva, torneremo presto sull'argomento delle potature del verde urbano.

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