Sia l’incontro di sabato
Carlotta Cianferoni e Massimo Casprini, che ringraziamo, hanno fatto interventi molto interessanti, contribuendo a far conoscere alla popolazione le principali emergenze archeologiche, per cui ci possiamo ritenere soddisfatti.
Fra l’altro, in mezzo alle nostre due iniziative si è casualmente inserita la presentazione dei ritrovamenti archeologici nell’area del Centro Sportivo della Fiorentina, per cui il tema dell’archeologia nel nostro territorio ha tenuto banco per quasi una settimana.
Da questi tre eventi si possono già trarre alcune indicazioni.
Da un lato, abbiamo i siti riportati alla luce già da molti anni nel nostro territorio, fra cui i più importanti sono gli scavi vicini al centro di Bagno a Ripoli e quelli della villa rustica romana ad Antella, poco visibili perché coperti dalla vegetazione; negli scavi di Bagno a Ripoli è stata eseguita una prima ripulitura, ma per quella più accurata i tempi sono un po’ più lunghi, dovendo intervenire gli esperti della Soprintendenza.
I reperti, invece, sono sparsi in varie sedi e magazzini della Soprintendenza; da segnalare in particolare che il sotto mola della macina della villa di Antella si trova in un magazzino, il tular di Gavignano (pietra di confine etrusca) si trova sulle scale del museo archeologico di Castellina in Chianti e l’originale del Sasso Scritto si trova nei magazzini del Museo Archeologico.
L’assessora Nocentini, intervenuta ai nostri due eventi e per questo la ringraziamo, ha poi dichiarato che per il patrimonio archeologico di Bagno a Ripoli erano disponibili € 70.000, che però sarebbero stati tagliati dal governo, quindi ad oggi non vi sarebbero fondi per fare qualsiasi iniziativa.
Dall’altro lato, abbiamo i reperti del Centro Viola, tuttora in restauro, per i quali esiste invece una fortissima volontà, espressa all’unisono dalla Soprintendente Ranaldi, dal Sindaco di Bagno a Ripoli e dalla stessa Fiorentina, di esporli nel centro sportivo stesso per creare un singolare connubio fra archeologia e calcio.
Non vorremmo quindi che si creasse una distinzione fra reperti di serie A (è proprio il caso di dirlo!), quelli del Centro Viola instradati su di una corsia preferenziale, e reperti di serie B, quelli ‘storici’ del nostro territorio, destinati ad una via più accidentata.
Tutto ciò, peraltro, ha alimentato l’idea che, se il pubblico non è in grado di dare il giusto valore a questi beni, allora ben venga il privato che li espone nella sua proprietà.
Come ha sottolineato Carlotta Cianferoni, però, i reperti archeologici sono beni inalienabili dello Stato, quindi patrimonio pubblico di tutti noi e non possono essere concessi al privato permanentemente o per lungo tempo.
Non sempre privato è sinonimo di gestione efficiente ed economica, visto che il privato quasi sempre tende a massimizzare il profitto a scapito degli interessi collettivi.
Noi riteniamo che debba essere sempre compito dei soggetti pubblici individuare una collocazione adeguata dei reperti; l’esposizione presso una sede privata, quale è il Centro Sportivo della Fiorentina, dovrebbe essere limitata nel tempo e accessibile a tutti, anche se dubitiamo che la destinazione di questa sede sia compatibile con una mostra archeologica, dato che, oltretutto, il sito dei ritrovamenti è stato coperto e non è più leggibile.
Si tratta in sostanza di riappropriarci di ciò che è già nostro e di non lasciarlo rassegnati al privato; continueremo a fare pressione e ad insistere affinché si trovino i fondi per ripulire i siti e dotarli di idonea segnaletica e affinché i reperti possano essere esposti tutti insieme quantomeno in una mostra temporanea in una sede pubblica.
Non si tratta di cifre impossibili, pensiamo che questo programma minimale si possa realizzare, anche se ciò richiederà tempo; noi faremo la nostra parte, speriamo che Comune, Soprintendenza e Ministero facciano la loro.
Nella foto il Tular di Gavignano, attualmente conservato a Castellina in Chianti.
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