I lavori
stanno procedendo a ritmo incalzante e la tranvia sta iniziando a prendere
forma.
Siamo convinti
che per affrontare seriamente il problema dell’inquinamento atmosferico e della
congestione del traffico non bastino le sole auto elettriche; occorre un
servizio di trasporto pubblico rapido, efficiente, capillare ed affidabile
negli orari, che sia efficace anche nel ridurre l’impatto del traffico
pendolare proveniente da Val di Sieve, Chianti e Valdarno.
È evidente poi
che il mezzo di trasporto prescelto non deve avere impatti ambientali negativi
sin dalla sua realizzazione per non vanificare anche in parte i benefici che
porta.
Purtroppo i
lavori della tranvia per Bagno a Ripoli hanno già messo in evidenza
significativi danni ambientali: nel Pian di Ripoli i 700 m. di tranvia sono
stati ottenuti nel nostro territorio al prezzo di cancellare vaste aree verdi
per deposito, parcheggi scambiatori e capolinea.
Riguardo a
quest’ultimo, non solo sta sparendo il “pratone” di via Granacci, ma sono stati
tagliati anche tutti gli alberi che erano presenti, fra cui uno
dei pochi alberi da frutto che erano rimasti; il raffronto fra le foto di
com’era l’area prima e com’è l’area adesso rende superfluo ogni commento.
A ciò si aggiungano le speculazioni edilizie che la tranvia alimenta, come le nuove costruzioni previste nelle ultime aree rimaste verdi nel Pian di Ripoli, e gli spazi che saranno creati per il terminale dei bus extraurbani e per i bus turistici; per questi ultimi si parla di dedicare una corsia apposita nel viale del Pian di Ripoli, che avrà la conseguenza di nascondere la vista del territorio dietro una cortina di pullman.
Tutti questi
terreni cementificati ed impermeabilizzati, oltre al danno paesaggistico,
perderanno la loro funzione ecologica di stoccaggio dell’anidride carbonica e
di trattenuta dell’acqua e saranno nuove isole di calore, a fronte dei quali i
benefici della riduzione del traffico, che si stima alquanto modesta, saranno
ben poca cosa.
A Firenze altri
gravi danni deriveranno dall’abbattimento di più di mille alberi, come
purtroppo già avvenuto nel Lungarno del Tempio, nel viale Matteotti, nel viale
Giannotti e nel viale Europa, oltretutto in periodo di nidificazione; è già
scientificamente provato il danno per la salute derivante dall’abbattimento di
alberi in città correlato con il mancato assorbimento degli inquinanti e con
l’aumento della temperatura conseguente al mancato ombreggiamento.
Gli alberi si
ripiantano, ma prima che tornino ad essere benefici passeranno decenni.
Si poteva fare
diversamente? Sicuramente sì.
La tranvia
concepita a Firenze è un mezzo ormai obsoleto; oggi esistono veicoli elettrici
che possono assolvere alla stessa funzione con minor impiego di spazio e di
denaro.
Le linee
dovevano essere collegate con le ferrovie esistenti, in modo da creare un
trasporto di tipo metropolitano che intercettasse il traffico pendolare
all’origine, evitando quindi di tappezzare Bagno a Ripoli di parcheggi che
comunque saranno insufficienti, e i bus extraurbani non si dovevano arrestare
ai capolinea dei tram provocando notevoli rotture di carico.
Infine,
dovevano essere affrontate meglio le problematiche delle zone rimaste scoperte,
come, nel nostro territorio, Grassina, Antella e l’Ospedale.
Invece, si è
preferito andare avanti pervicacemente con questo progetto, senza valutazione
di impatto ambientale, a danno degli interessi collettivi.
Non resta ora
che battersi per correggere le storture più evidenti, ma resta il danno
ambientale inferto che difficilmente potrà essere colmato da benefici sul
traffico tutt’altro che scontati.
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